Il mestiere del fabbro è una professione antichissima: infatti nasce con la lavorazione del ferro, e, più in generale dei metalli. L’età del rame segna nell’evoluzione dell’uomo un passo importantissimo: è in questo periodo che inizia l’arte della metallurgia, oltre 5000 anni prima della nascita di Cristo. Poiché il fabbro era in grado di domare il ferro e di cambiarne le caratteristiche meccaniche per mezzo della forgiatura e della tempra, tutto ciò lo portava ad essere considerato una figura estremamente importante, come il medico o l’astrologo.
Infatti tutti questi facevano parte di quella categoria di uomini il cui lavoro, importantissimo per il resto dell’umanità, aveva bisogno di qualche contributo divino per riuscire al meglio, e pretendeva, quindi, un rapporto speciale con gli Dei. Non sorprende questo se si pensa all’importanza che doveva avere, allora, il fatto che la propria spada non si spezzasse al primo impatto, in un corpo a corpo col nemico. Nacque quindi in questo periodo quell’immagine dei fabbri, visti come esseri un po’ particolari: uomini forti ed un po’ selvatici, capaci di vincere la lotta con quel materiale inizialmente così poco gentile e malleabile.
Il fabbro iniziava ad essere visto come demiurgo, artefice capace, con l’ausilio dell’acqua e del fuoco, di plasmare la materia. La mitologia greca prima, con Efesto, e quella romana poi, con il rispetto sempre tributato al Gran Fabbro Vulcano, consacrarono definitivamente il fabbro e la sua arte conferendo loro quell’aspetto di “magia” che, almeno in parte, li hanno accompagnati fino ai tempi più recenti.
Gli antichi Romani, assai più pratici e meno “sognatori” dei Greci, dalla cui cultura avevano tanto attinto, trasformarono e realizzarono la figura del fabbro. Nacque “l’homo-faber” ancora produttore di armi ma anche, sempre più, dedito alla fabbricazione di quegli oggetti “civili” che una società evoluta e cosmopolita, come quella dell’antica Roma, richiedevano.
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